giovedì 31 gennaio 2008

Meditiamo con le parole di Madre Teresa di Calcutta

La preghiera mentale
La preghiera che viene dalla mente e dal cuore e che noi recitiamo senza leggerla nei libri è detta preghiera mentale. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo vincolati dal nostro stato a tendere verso la perfezione e a puntare ad essa incessantemente.

La consuetudine della preghiera mentale quotidiana è necessaria per raggiungere il nostro scopo, poiché essa è il respiro di vita per la nostra anima e la santità è impossibile senza di essa.

Santa Teresa d’Avila dice: “ Colui che trascura la preghiera mentale non ha bisogno del diavolo che lo spinga all’inferno; ci andrà per sua volontà ”. E soltanto mediante la preghiera mentale e le letture spirituali che possiamo coltivare il dono della preghiera.

La preghiera mentale è grandemente favorita dal candore dell’anima, cioè dalla dimenticanza di sé, dalle mortificazioni del corpo e dei sensi e dai frequenti slanci di desiderio che alimentano la nostra preghiera.

Nella preghiera mentale ”, dice San Giovanni Maria Vianney, “chiudi gli occhi, chiudi le labbra e apri il cuore.

Nella preghiera vocale noi parliamo con Dio, nella preghiera mentale è Lui che ci parla. E in quel momento che Dio si riversa dentro di noi.

San Giovanni Bosco


Oggi, in occasione della festa di San Giovanni Bosco, la liturgia ci presenta un brano tratto dalle sue "lettere" indirizzato agli educatori.
L'ho letto con cuore di padre e mi piace presentarlo a quanti, genitori come me, si pongono il problema della "santa educazione" dei figli.
In questa lettera Don Bosco parla ai suoi educatori ma tutti noi ci possiamo riconoscere nei suoi insegnamenti.


Dalle «Lettere» di san Giovanni Bosco
(Epistolario, Torino, 1959, 4, 202. 294-205. 209)


Imitare Gesù e lasciarsi guidare dall'amore
Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, e obbligarli a fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana.
Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere.
Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E' certo più facile irritarsi che pazientare, minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza ed alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità.
La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.
Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne ad ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l`aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere.
Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poco fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi lo scandalo, ed in molti la santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti ed umili di cuore (Mt 11, 29).
Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell'animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l'avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.
In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall'altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.
Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell'educazione della gioventù.

sabato 26 gennaio 2008

III domenica T.O. (27 gennaio 2008)

Prima Lettura Is 8,23b - 9,3
(dal Libro del profeta Isaia)
Seconda Lettura 1 Cor 1,10-13. 17
(dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi)
Vangelo Mt 4, 12-23
(dal Vangelo secondo Matteo)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

venerdì 25 gennaio 2008

Medjugorje - 25 gennaio 2008

"Cari figli, con il tempo quaresimale voi vi avvicinate ad un tempo di grazia. Il vostro cuore è come terra arata ed è pronto a ricevere il frutto che crescerà nel bene. Figlioli, voi siete liberi di scegliere il bene oppure il male. Per questo vi invito: pregate e digiunate. Seminate la gioia e nei vostri cuori il frutto della gioia crescerà per il vostro bene e gli altri lo vedranno e lo riceveranno attraverso la vostra vita. Rinunciate al peccato e scegliete la vita eterna. Io sono con voi e intercedo per voi presso mio Figlio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata"

Tratto dal sito ufficiale di Medjugorje

martedì 22 gennaio 2008

intervista alla veggente Vicka da Medjugorje

Per chi fosse interessato, nel mio blog principale, ho riportato alcuni brani tratti da una bella intervista che la veggente Vicka ha rilasciato a Radio Maria il 2 gennaio scorso.

Ai microfoni di Padre Livio si è parlato del valore della sofferenza, dell'importanza della preghiera e del digiuno, dei 27 anni delle apparizioni, dell'esistenza di satana e dell'inferno.

L'intervista è riportata grazie agli amici di “info da Medjugorje

venerdì 18 gennaio 2008

II Domenica T.O. (20 gennaio 2008)

Prima Lettura Is 49, 3. 5-6
(dal Libro del profeta Isaia)
Seconda Lettura 1 Cor 1, 1-3
(dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi)
Vangelo Gv 1, 29-34
(dal Vangelo secondo Giovanni)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

sabato 12 gennaio 2008

Battesimo del Signore (Domenica 13 gennaio 2008)

Prima Lettura Is 42, 1-4. 6-7
(dal Libro del profeta Isaia)
Seconda Lettura At 10, 34-38
(dagli Atti degli Apostoli)
Vangelo Mt 3, 13-17
(dal Vangelo secondo Matteo)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

domenica 6 gennaio 2008

Annunzio di Pasqua (dom 6 gennaio 2008)

In occasione della Festa dell'Epifania la Chiesa annunzia ufficialmente il giorno in cui si celebrerà la Pasqua. Questo annunzio viene dato dopo la lettura del Vangelo.
Ecco il testo dell'annunzio di quest'anno:


Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l'anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 23 marzo 2008.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.

Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 6 febbraio 2008.
L'Ascensione del Signore, il 4 maggio 2008.
La Pentecoste, l'11 maggio 2008.
La prima domenica di Avvento, il 30 novembre 2008.

Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei Santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.
A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen.

EPIFANIA del SIGNORE (domenica 6 gennaio 2008)

Prima Lettura Is 60,1-6
(dal Libro del profeta Isaia)
Seconda Lettura Ef 3,2-3a.5-6
(dalla lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini)
Vangelo Mt 2,1-12
(dal Vangelo secondo Matteo)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

mercoledì 2 gennaio 2008

Parola di Vita - gennaio 2008

"Pregate continuamente" (1 Tess 5,17)

Quest’anno la "Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani" celebra il suo centenario. L'"Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani" fu celebrato per la prima volta dal 18 al 25 gennaio nel 1908. Sessant'anni più tardi, nel 1968, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani fu preparata congiuntamente dalla Commissione Fede e Costituzione (Consiglio Ecumenico delle Chiese) e dal Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani (Chiesa cattolica). Così da allora ogni anno è prassi comune ritrovarsi insieme, cristiani cattolici e di varie Chiese, per preparare un libretto con i suggerimenti per la celebrazione della Settimana di preghiera.
La Parola, scelta quest’anno da un vasto gruppo ecumenico degli Stati Uniti, è tratta dalla prima lettera di san Paolo ai cristiani di Tessalonica, in Grecia. Era una comunità piccola, giovane e Paolo sentiva il bisogno che l’unità tra i membri fosse sempre più salda. Per questo li invitava a "vivere in pace", ad essere pazienti con tutti, a non rendere male per male ma a fare il bene gli uni agli altri e a tutti, ed anche a "pregare incessantemente", quasi a sottolineare che la vita d’unità nella comunità cristiana è possibile solo attraverso una vita di preghiera. Gesù stesso ha pregato il Padre per l’unità dei suoi: "Che siano tutti una cosa sola" .

"Pregate continuamente"

Perché "pregare sempre"? Perché la preghiera è essenziale alla persona in quanto essere umano. Siamo stati creati ad immagine di Dio, come un "tu" di Dio, in grado di essere in rapporto di comunione con Lui. La relazione d’amicizia, il colloquio spontaneo, semplice e vero con Lui - questa è la preghiera - è dunque costitutivo del nostro essere, ci consente di diventare persone autentiche, nella piena dignità di figli e figlie di Dio.
Creati come un "tu" di Dio, possiamo vivere in costante rapporto con Lui, col cuore riempito di amore dallo Spirito Santo e con la confidenza che si ha verso il proprio Padre: quella confidenza che porta a parlargli spesso, a esporgli tutte le nostre cose, i nostri pensieri, i nostri progetti; quella confidenza che fa attendere con impazienza il momento dedicato alla preghiera - ritagliato nella giornata da altri impegni di lavoro, di famiglia - per mettersi in contatto profondo con Colui dal quale sappiamo di essere amati.
Occorre "pregare sempre" non soltanto per le nostre necessità, ma anche per concorrere a edificare il Corpo di Cristo e concorrere alla piena e visibile comunione nella Chiesa di Cristo. È questo un mistero che possiamo un po’ intuire pensando ai vasi comunicanti. Quando s’introduce nuova acqua in uno di essi, il livello del liquido si alza in tutti. Lo stesso avviene quando uno prega. La preghiera è un’elevazione dell’anima a Dio per adorarlo e ringraziarlo. Analogamente quando uno si eleva, si elevano pure gli altri.

"Pregate continuamente"

Come fare a "pregare continuamente", specialmente quando ci troviamo nel vortice del vivere quotidiano?
"Pregare sempre" non significa moltiplicare gli atti di preghiera, ma orientare l’anima e la vita verso Dio, vivere compiendo la sua volontà: studiare, lavorare, soffrire, riposare e, anche, morire per Lui. Al punto da non riuscire più a vivere nel quotidiano senza essersi accordati con Lui.
Il nostro agire si trasforma così in un’azione sacra e l’intera giornata diventa una preghiera.
Ci può aiutare l'offrire a Dio ogni azione, accompagnandola con un: "Per te, Gesù"; o, nelle difficoltà, "Che importa? Amarti importa". Così tutto trasformeremo in un atto d’amore. E la preghiera sarà continua, perché continuo sarà l’amore.

Chiara Lubich