sabato 29 marzo 2008

Seconda domenica di Pasqua - Festa della Divina Misericordia (30 marzo 2008)

Prima Lettura At 2,42-47
(dagli Atti degli Apostoli)
Seconda Lettura
1 Pt 1, 3-9
(dalla prima lettera di San Pietro apostolo)
Vangelo
Gv 20, 19-31
(dal Vangelo secondo Giovanni)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

venerdì 28 marzo 2008

Novena Divina Misericordia - 9° giorno

9° giorno - Sabato di Pasqua (29 marzo 2008)

«Oggi conduciMi le anime tiepide ed immergile nell'abisso della Mia misericordia. Queste anime feriscono il Mio cuore nel modo più doloroso. «La Mia anima nell'Orto degli Ulivi ha provato la più grande ripugnanza per un'ani­ma tiepida. Sono state loro la causa per cui ho detto: - Padre, allontana da me questo calice, se questa è la Tua volontà. Per loro, ricorrere al­la Mia misericordia costituisce l'ultima tavola di salvezza».

Misericordiosissimo Gesù, che sei la pietà stessa, introduco nella dimora del Tuo Cuore pietosissimo le anime tiepide. Possano riscaldarsi nel Tuo puro amore que­ste anime di ghiaccio, che assomigliano a cadaveri e suscitano in te tanta ripugnanza. O Gesù pietosissimo, usa l'onnipotenza della Tua misericordia, attirale nell'ardore stesso del Tuo amore e concedi loro l'amore santo, dato che puoi tutto.

Il fuoco e il ghiaccio non possono stare uniti, poi­ché, o si spegne il fuoco o si scioglie il ghiaccio, ma la Tua misericordia, o Dio, può soccorrere mi­serie anche maggiori.

Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime tiepide, che sono racchiu­se nel pietosissimo Cuore di Gesù. Padre della misericordia, Ti supplico per l'amarezza della Passione del Tuo Figlio e per la Sua agonia di tre ore sulla croce, per­metti che anche loro lodino l'abisso della Tua misericordia... Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

giovedì 27 marzo 2008

Novena Divina Misericordia - 8° giorno

8° giorno - venerdì di Pasqua (28 marzo 2008)

«Oggi conduciMi le anime che sono nel carcere del Purgatorio ed immergile nell'abis­so della Mia misericordia. I torrenti del Mio sangue attenuino la loro arsura. «Tutte queste anime sono molto amate da Me; ora stanno dando soddisfazione alla Mia giustizia; è in tuo potere recar loro sollievo. Prendi dal tesoro della Mia Chiesa tutte le indul­genze ed offrile per loro... Oh, se conoscessi i lo­ro tormenti, offriresti continuamente per loro l'elemosina dello spirito e pagheresti i debiti che essi hanno nei confronti della Mia giustizia!».

Misericordiosissimo Gesù, che hai detto che vuoi misericordia, ecco io conduco alla dimora del Tuo pietosissimo Cuore le ani­me del Purgatorio, anime che a Te sono molto care e che, tuttavia, debbono soddi­sfare la Tua giustizia. I torrenti del Sangue e dell'Acqua che sono scaturiti dal Tuo Cuore spengano il fuoco del Purgatorio, in modo che anche là venga glorificata la potenza della Tua misericordia.

Dall'arsura tremenda del fuoco del Purgatorio s'innalza un lamento alla Tua misericordia, e le anime ricevono conforto, sollievo e refrigerio nel torrente formato dal Sangue e dall'Acqua.

Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime che soffrono nel Purgato­rio, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Ti supplico per la dolorosa Passione del Fi­glio Tuo Gesù e per tutta l'amarezza da cui fu inondata la Sua santissima anima, mo­stra la Tua misericordia alle anime che so­no sotto lo sguardo della Tua giustizia, non guardare a loro se non attraverso le Piaghe del Tuo amatissimo Figlio Gesù, poiché noi crediamo che la Tua bontà e la Tua miseri­cordia sono senza limiti. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

mercoledì 26 marzo 2008

Novena Divina Misericordia - 7° giorno

7° giorno - Giovedì di Pasqua (27 marzo 2008)

«Oggi conduciMi le anime che venerano in modo particolare ed esaltano la Mia mise­ricordia, ed immergile nella Mia misericordia. «Queste anime hanno sofferto maggior­mente per la Mia Passione e sono penetrate più profondamente nel Mio spirito. Esse sono un riflesso vivente del Mio cuore pietoso. «Queste anime risplenderanno con una particolare luminosità nella vita futura. Nes­suna finirà nel fuoco dell'Inferno; Io difenderò in modo particolare ciascuna di loro nell’ora della morte».

Misericordiosissimo Gesù, il cui Cuore è l'amore stesso, accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime che in modo particolare venerano ed esaltano la gran­dezza della Tua misericordia. Queste anime sono forti della potenza di Dio stesso, in mezzo ad ogni genere di tribolazioni e contrarietà, avanzano fiduciose nella Tua misericordia. Queste anime sono unite a Gesù e reggono sulle loro spalle l'umanità intera. Esse non saranno giudicate severamente, ma la Tua misericordia le avvolgerà nell'o­ra della morte. L'anima che esalta la bontà del Suo Signore, Viene da Lui particolarmente amata, è sempre accanto alla sorgente viva, ed attinge la grazia dalla Divina Misericordia.

Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime che esaltano e venerano il Tuo più grande attributo, cioè la Tua inson­dabile misericordia, e che sono racchiuse nel misericordiosissimo Cuore di Gesù. Queste anime sono un Vangelo vivente, le loro mani sono colme di opere di misericor­dia e la loro anima è piena di gioia e canta all'Altissimo l'inno della misericordia. Ti supplico, o Dio, mostra loro la Tua mise­ricordia secondo la speranza e la fiducia che hanno posto in Te; si adempia in essi la promessa di Gesù che ha detto loro: «Le a­nime che onoreranno la mia insondabile mi­sericordia, io stesso le difenderò come mia gloria durante la vita, ma specialmente nell'ora della morte». Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

martedì 25 marzo 2008

Novena Divina Misericordia - 6° giorno

6° giorno - Mercoledì di Pasqua (26 marzo 2008)

«Oggi conduciMi le anime miti e umili e le anime dei bambini e immergile nella Mia misericordia. «Queste anime sono le più simili al Mio cuore. Esse Mi hanno sostenuto nell’amaro travaglio dell'agonia. «Li ho visti come gli angeli della terra che avrebbero vigilato presso i Miei altari. «Su di loro riverso le Mie grazie a pieni torrenti. Solo un’anima umile è capace di ac­cogliere la Mia grazia; alle anime umili conce­do la Mia piena fiducia».

Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: «Imparate da Me che sono mite ed umile di cuore», accogli nella dimora del Tuo pieto­sissimo Cuore le anime miti e umili e le ani­me dei bambini. Queste anime attirano l'ammirazione di tut­to il Paradiso e trovano lo speciale compia­cimento del Padre Celeste; formano un maz­zo di fiori davanti al trono di Dio, del cui profumo si delizia Dio stesso. Queste anime hanno stabile dimora nel pie­tosissimo Cuore di Gesù e cantano inces­santemente l'inno dell'amore e della mise­ricordia per l'eternità.

In verità l'anima umile e mite già qui sulla terra respira il Paradiso, e del profumo del suo umile cuore si delizia il Creatore stesso.

Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime miti e umili ed alle anime dei bambini, che sono racchiuse nella di­mora del pietosissimo Cuore di Gesù. Queste anime sono le più simili al Figlio Tuo; il loro profumo s'innalza dalla terra e raggiunge il Tuo trono. Padre di misericordia e d'ogni bontà, Ti supplico per l'amore ed il compiacimento che hai per queste anime, benedici il mondo inte­ro, in modo che tutte le anime cantino as­sieme le lodi della Tua misericordia per tutta l'eternità. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

Medjugorje messaggio del 25 marzo 2008

“Cari figli, vi invito a lavorare alla conversione personale. Siete ancora lontani dall’incontro con Dio nel vostro cuore, perciò trascorrete più tempo possibile nella preghiera e nell’adorazione a Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare, affinché Egli vi cambi e metta nei vostri cuori una fede viva e il desiderio della vita eterna. Tutto passa, figlioli, solo Dio rimane. Sono con voi e vi esorto con amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Tratto dal sito ufficiale di Medjugorje

lunedì 24 marzo 2008

Novena Divina Misericordia - 5° giorno

5° giorno - Martedì di Pasqua (25 marzo 2008)

«Oggi conduciMi le anime degli eretici e degli scismatici e immergile nel mare della Mia misericordia. «Nella Mia amara Passione Mi hanno lacerato le carni ed il cuore, cioè la Mia Chiesa. Quando ritorneranno all'unità della Chiesa, si rimargineranno le Mie ferite ed in questo modo allevieranno la Mia Passione».

Misericordiosissimo Gesù, che sei la bontà stessa, Tu non rifiuti la luce a coloro che Te la chiedono; accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime degli eretici e le anime degli scismatici. Attira con la Tua luce all'unità della Chiesa e non lasciarli partire dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore, ma fa' che anch'essi glorifichino la generosità della Tua miseri­cordia.

Anche per coloro che stracciano la Veste della Tua unità sgorga dal Tuo Cuore una fonte di pietà. L'onnipotenza della Tua misericordia, o Dio, può ritrarre dall'errore anche queste anime.

Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua misericordia alle anime degli eretici e degli scismatici, che hanno dissipato i Tuoi beni ed hanno abusato delle Tue grazie, perdu­rando ostinatamente nei loro errori. Non badare ai loro errori, ma all'amore del Figlio Tuo ed alla Sua amara Passione che ha preso su di Sé per loro, poiché an­che loro sono racchiusi nel pietosissimo Cuore di Gesù. Fa' che anche essi lodino la Tua grande mi­sericordia per i secoli dei secoli. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

domenica 23 marzo 2008

Novena Divina Misericordia - 4° giorno

4° giorno - Lunedì di Pasqua (24 marzo 2008)


«Oggi conduciMi i pagani e coloro che non Mi conoscono ancora. «Anche a loro ho pensato nella Mia amara Passione, ed il loro futuro zelo ha consolato il Mio cuore. Immergili nel mare della Mia misericordia».

O misericordiosissimo Gesù, che sei la luce del mondo intero, accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime dei pagani che non Ti conoscono ancora. I raggi della Tua grazia li illuminino, affinché anche loro assieme a noi glorifichino i prodi­gi della Tua misericordia, e non lasciarli usci­re dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore.

La luce del Tuo amore illumini le tenebre delle anime; fa' che queste anime Ti conoscano e glorifichino con noi la Tua misericordia.

Eterno Padre, guarda con occhi di misericor­dia alle anime dei pagani e di coloro che non Ti conoscono ancora, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Attirale alla luce del Vangelo. Queste anime non sanno quale grande felicità è quella di amarTi. Fa' che anche loro glorifichino la generosità del­la Tua misericordia per i secoli dei secoli. Amen.


(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

Novena Divina Misericordia - 3° giorno

3° giorno - Pasqua di Resurrezione (23 marzo 2008)

«Oggi conduciMi tutte le anime devote e fedeli, ed immergile nel mare della Mia misericordia. «Queste anime Mi hanno confortato lun­go la strada del Calvario, sono state una goc­cia di conforto in un mare di amarezza».

O Gesù misericordiosissimo, che elargisci a tutti in grande abbondanza le Tue grazie dal tesoro della Tua misericordia, accoglici nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore e non farci uscire da esso per tutta l'eternità. Te ne supplichiamo per l'ineffabile amore, di cui il Tuo Cuore arde per il Padre Celeste.

Sono imperscrutabili le meraviglie della Tua misericordia, non riesce a scandagliarle né il peccatore né il giusto. A tutti rivolgi sguardi di compassione, e attira tutti al Tuo amore.

Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime fedeli, come all'eredità del Figlio Tuo e, per la Sua dolorosa Pas­sione concedi loro la Tua benedizione e ac­compagnale con la Tua protezione inces­sante, affinché non perdano l'amore ed il tesoro della santa fede, ma con tutta la schie­ra degli angeli e dei santi glorifichino la Tua illimitata misericordia nei secoli dei secoli. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

Sequenza di Pasqua

Oggi Domenica di Pasqua, prima del Vangelo si recita la sequenza:


Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
L'agnello ha redento il suo gregge,
l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».

Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.

Víctmæ pascháli láudes: ímmolent

Christiáni.

Agnus redémit oves: Christus

ínnocens Patri reconciliávit

peccatóres.

Mors et vita duéllo conflixére miràndo:

dux vitæ mórtuus, regnat vívus.

Dic nobis, María, quid vidísti in via?

Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam

vidi resurgéntis.

Angélicos testes, sudárium, et vestes.

Surréxit Christus spes mea: præcédit

vos in Galilǽam.

Scímus Christum surrexísse a mórtuis

vere: tu nobis, victor Rex, miserére.

PASQUA di RESURREZIONE (23 marzo 2008)

Prima Lettura At 10, 34a. 37-43
(dagli Atti degli Apostoli)
Seconda Lettura
Col 3, 1-4
(dalla lettera di San Paolo apostolo ai Colossesi)
Vangelo
Gv 20, 1-9
(dal Vangelo secondo Giovanni)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

sabato 22 marzo 2008

Veglia Pasquale - Preconio

Il preconio, detto anche Exultet dal suo inizio in latino, è un inno in cui tutta la Chiesa è invitata ad esultare e gioire per il compiersi del mistero pasquale, ripercorrendo nel canto i prodigi compiuti nella storia della salvezza.
Si recita (o si canta) integralmente una volta l'anno.

Esulti il coro egli angeli, esulti l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.

Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.

Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.

E voi, fratelli carissimi,
qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.

E' veramente cosa buona e giusta
esprimere con il canto l'esultanza dello spirito,
e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.

Egli ha pagato per noi all'eterno Padre il debito di Adamo,
e con il sangue sparso per la nostra salvezza
ha cancellato la condanna della colpa antica.

Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.

Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell'Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.

Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.

Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo
dall'oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,
li consacra all'amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.

Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dal sepolcro.

Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti.

O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!

Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!

O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.

Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.

Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.

Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.

O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore!

In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.

Riconosciamo nella colonna dell'Esodo
gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l'ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.

Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero,
offerto in onore del tuo nome
per illuminare l'oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.

Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino,
questa stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

la versione in latino si può trovare sul sito maranatha.it

Veglia Pasquale (22 marzo 2008)

Epistola Rm 6, 3-11
(dalla lettera ai Romani)

Vangelo Mt 28, 1-10
(dal Vangelo secondo Matteo)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

Novena Divina Misericordia - 2° giorno

Secondo giorno: Sabato Santo (22 marzo 2008)

«Oggi conduciMi le anime dei sacerdoti e le anime dei religiosi, ed immergile nella Mia insondabile misericordia. «Essi Mi hanno dato la forza di superare l’amara passione. Per mezzo loro come per mezzo di canali, la Mia misericordia scende sull'umanità».

Misericordiosissimo Gesù, da cui proviene ogni bene, aumenta in noi la grazia, affinché compiamo opere di misericordia, in modo che quanti ci osservano lodino il Padre del­la misericordia che è nei cieli. La fonte dell'amore di Dio alberga nei cuori limpidi, purificati nel mare della misericordia, luminosi come le stelle, chiari come l'aurora.

Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua misericordia la schiera eletta per la Tua vigna, le anime dei sacerdoti e le anime dei religio­si e dona loro la potenza della Tua benedizione, e per i sentimenti del Cuore del Figlio Tuo, il Cuore in cui essi sono racchiusi, concedi loro la potenza della Tua luce, affinché possa­no guidare gli altri sulla via della salvezza, in modo da poter cantare assieme per tutta l'eternità le lodi della Tua misericordia infinita. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

venerdì 21 marzo 2008

Venerdì Santo - Passione del Signore (21 marzo 2008)

Prima Lettura Is 52, 13 - 53, 12
(dal Libro del profeta Isaia)

Seconda Lettura
Eb 4, 14-16; 5, 7-9
(dalla lettera agli Ebrei)
Vangelo
Gv 18, 1-19, 42
(dal Vangelo secondo Giovanni)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

La festa Divina Misericordia

Il prossimo 30 marzo (seconda domenica di Pasqua) la Chiesa festeggia la Divina Misericordia. Una festa voluta fortemente da Gesù stesso durante le apparizioni a Suor Faustina Kowalska.
Una festa promulgata da Giovanni Paolo II proprio all'inizio del nuovo millennio.
Per saperne di più sul culto della Divina Misericordia, sulla sua istituzione, su suor Faustina e sulle apparizioni, fare clic sul banner in fondo alla pagina o direttamente qui.


«Desidero – ha detto Gesù Cristo alla beata Suor Faustina – che durante questi nove giorni tu conduca le anime alla fonte della Mia Misericordia, affinché attingano forza, refrigerio ed ogni grazia, di cui hanno bisogno per le difficoltà della vita e specialmente nell’ora della morte. Oggi giorno condurrai al Mio Cuore un diverso gruppo di anime e le immergerai nel mare della Mia Misericordia. E io tutte queste anime le introdurrò nella casa del Padre Mio. Lo farai in questa vita e nella vita futura. E non rifiuterò nulla a nessun’anima che condurrai alla fonte della Mia Misericordia. Ogni giorno chiederai al Padre Mio le grazie per queste anime per la Mia dolorosa Passione».

Oggi, venerdì Santo, inizia la novena che ci condurrà alla festa della Divina Misericordia.

Primo giorno: Venerdì Santo (21 marzo 2008)

«Oggi conduciMi tutta l'umanità, e specialmente tutti i peccatori, ed immergili nel ma­re della Mia misericordia. «E con questo Mi consolerai dell’amara tristezza in cui mi getta la perdita delle anime».

Gesù misericordiosissimo, la cui prerogativa è quella d'avere Compassione di noi e di perdonarci, non guardare i nostri peccati, ma la fiducia che abbiamo nella Tua infinita bontà e accoglici nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore e non lasciarci uscire di lì per l'eternità. Ti supplichiamo per l'amore che Ti unisce al Padre ed allo Spirito Santo.

O onnipotenza della Divina Misericordia, rifugio per l'uomo peccatore, Tu che sei la misericordia e un mare di compassione, aiuta chi T’invoca in umiltà.

Eterno Padre, guarda con occhio di miseri­cordia specialmente i poveri peccatori e tut­ta l'umanità, che è racchiusa nel pietosissimo Cuore di Gesù, e per la Sua doloro­sa Passione mostraci la Tua misericordia, af­finché per tutti i secoli possiamo esaltare l'onnipotenza della Tua misericordia. Amen. (Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

giovedì 20 marzo 2008

Desiderio desideravi hoc Pascha manducare vobiscum

«ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi»
Così Gesù agli apostoli nella famosa Ultima Cena.
... Le parole che seguono sono tratte dall'Omelia tenuta da Giovanni Paolo II in occasione della celebrazione del Giovedì Santo nell'anno 2000. ...
...

"Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione" (Lc 22, 15). Nel Cenacolo, Cristo, obbediente alle prescrizioni dell'Antica Alleanza, consuma la cena pasquale con gli Apostoli, ma riempie questo rito di un nuovo contenuto. Abbiamo ascoltato come san Paolo ne parla nella seconda lettura, tratta dalla prima Lettera ai Corinzi. In questo testo, ritenuto la più antica descrizione della Cena del Signore, viene ricordato che Gesù, "nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è [dato] per voi; fate questo in memoria di me»". Ugualmente, alla fine della Cena, preso il calice, aggiunse: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (cfr 1 Cor 11, 23-26).

Parole solenni nelle quali è consegnata per i secoli la memoria dell'istituzione dell'Eucaristia. Ogni anno, in questo giorno, le ricordiamo tornando spiritualmente nel Cenacolo. Con emozione particolare le rivivo questa sera, perché conservo negli occhi e nel cuore le immagini del Cenacolo, dove ho avuto la gioia di celebrare l'Eucaristia, in occasione del recente pellegrinaggio giubilare in Terra Santa. L'emozione si fa ancor più forte, perché quest'anno è l'anno del Giubileo bimillenario dell'Incarnazione. In questa prospettiva, la celebrazione che stiamo vivendo acquista una profondità particolare. Nel Cenacolo, infatti, Gesù colmò di nuovo contenuto le antiche tradizioni ed anticipò gli eventi del giorno successivo, quando il suo Corpo, corpo immacolato dell'Agnello di Dio, sarebbe stato immolato e il suo Sangue versato per la redenzione del mondo. L'Incarnazione era avvenuta in vista proprio di questo evento, in vista della Pasqua di Cristo, della Pasqua della Nuova Alleanza!

3. "Ogni volta... che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (1 Cor 11, 26). L'Apostolo ci esorta a far costante memoria di questo mistero. Al tempo stesso, ci invita a vivere ogni giorno la nostra missione di testimoni e di annunciatori dell'amore del Crocifisso, nell'attesa del suo ritorno glorioso.

Ma come far memoria di quest'evento salvifico? Come vivere nell'attesa che Cristo ritorni? Prima di istituire il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, Cristo curvo ed inginocchiato, nell'atteggiamento dello schiavo, lava nel Cenacolo i piedi ai discepoli. Lo rivediamo mentre compie questo atto, che nella cultura ebraica è proprio dei servi e delle persone più umili della famiglia. Pietro dapprima si rifiuta, ma il Maestro lo convince, ed anche lui si lascia infine lavare i piedi insieme agli altri discepoli. Subito dopo, però, indossate le vesti e sedutosi nuovamente a tavola, Gesù spiega il senso di questo suo gesto: "Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri" (Gv 13, 12-14). Sono parole che, legando il mistero eucaristico al servizio dell'amore, possono essere considerate propedeutiche all'istituzione del Sacerdozio ministeriale.

Con l'istituzione dell'Eucaristia Gesù comunica agli Apostoli la partecipazione ministeriale al suo sacerdozio, il sacerdozio dell'Alleanza nuova ed eterna, in virtù della quale Lui, e solo Lui, è sempre e dappertutto artefice e ministro dell'Eucaristia. Gli Apostoli sono resi, a loro volta, ministri di questo eccelso mistero della fede, destinato a perpetuarsi sino alla fine del mondo. Sono resi contemporaneamente servitori di tutti coloro che avranno parte a così grande dono e mistero.

L'Eucaristia, il sommo Sacramento della Chiesa, è congiunta al sacerdozio ministeriale, nato anch'esso nel Cenacolo, come dono del grande amore di colui che "sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13, 1).

L'Eucaristia, il sacerdozio ed il nuovo comandamento dell'amore! E' questo il memoriale vivo che contempliamo nel Giovedì Santo.

"Fate questo in memoria di me": ecco la Pasqua della Chiesa! La nostra Pasqua!

...

mercoledì 19 marzo 2008

Giovedì Santo - liturgia in Coena Domini (20 marzo 2008)

Prima Lettura Es 12, 1-8. 11-14
(dal Libro dell'Esodo)

Seconda Lettura
1 Cor 11, 23-26
(dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi)
Vangelo
Gv 13, 1-1
(dal Vangelo secondo Giovanni)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

sabato 15 marzo 2008

Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo


Vangelo Mt 26,14-27,66
La passione del Signore

Indicazioni per la lettura dialogata:
X = Gesù; C = Cronista; P =Popolo


C In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: P «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». C E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero:
P «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». C Ed egli rispose:
X «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». C I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». C Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: P «Sono forse io, Signore?» . C Ed egli rispose:
X «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». C Giuda, il traditore, disse: P «Rabbì, sono forse io?». C Gli rispose: X «Tu l'hai detto».

C Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». C Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo:
X «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».
C E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Allora Gesù disse loro:
X «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: "Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge", ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea».
C E Pietro gli disse: P «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». C Gli disse Gesù:
X «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». C E Pietro gli rispose: P «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». C Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli:
X «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». C E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: X «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». C E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: X «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».
C
Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro:
X «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: X «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». C E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: X «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».

C Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: P «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». C E subito si avvicinò a Gesù e disse: P «Salve, Rabbì!». C E lo baciò. E Gesù gli disse:
X «Amico, per questo sei qui!» . C Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: X «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». C In quello stesso momento Gesù disse alla folla: X «Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti». C Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono:
P «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni» . C Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: P «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: P «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio».
X «Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo».
C Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: P «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». C E quelli risposero: P «E' reo di morte!». C Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: P «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».

C Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: P «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». C Ed egli negò davanti a tutti: P «Non capisco che cosa tu voglia dire». C Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: P «Costui era con Gesù, il Nazareno». C Ma egli negò di nuovo giurando: P «Non conosco quell'uomo». C Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: P «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». C Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: P «Non conosco quell'uomo!». C E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all'aperto, pianse amaramente.

Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo:
P «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». C Ma quelli dissero: P «Che ci riguarda? Veditela tu!». C Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: P «Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue». C E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.
Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi. Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: P «Sei tu il re dei Giudei?». C Gesù rispose
X «Tu lo dici». C E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.
Allora Pilato gli disse:
P «Non senti quante cose attestano contro di te?». C Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro:
P «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». C Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire:
P «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua». C Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: P «Chi dei due volete che vi rilasci?». C Quelli risposero: P «Barabba!». C Disse loro Pilato: P «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?» . Tutti gli risposero: P «Sia crocifisso!». C Ed egli aggiunse: P «Ma che male ha fatto?». C Essi allora urlarono: P «Sia crocifisso!» .
C
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: P «Non sono responsabile (disse) di questo sangue; vedetevela voi!». C E tutto il popolo rispose: P «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». C Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: P «Salve, re dei Giudei!». C E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.
Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Golgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei». Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: P «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». C Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: P «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E' il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!». C Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce:
X «Elì, Elì, lemà sabactàni?» , C che significa: X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: P «Costui chiama Elia». C E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: P «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». C E Gesù, emesso un alto grido, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)


Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano:
P «Davvero costui era Figlio di Dio!».
C C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.

Il giorno dopo, che era quello successivo alla Parascève, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». C Pilato disse loro: P «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». C Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.

(cfr. Maranatha.it)

Domenica delle Palme (16 marzo 2008)

Prima Lettura Is 50,4-7
(dal Libro del Profeta Isaia)

Seconda Lettura
Fil 2,6-11
(dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi)

Vangelo
Mt 26,14-27,66
(dal Vangelo secondo Matteo - Passione del Signore)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

sabato 8 marzo 2008

V domenica di Quaresima (9 marzo 2008)

Prima Lettura Ez 37, 12-14
(dal Libro del Profeta Ezechiele)

Seconda Lettura
Rm 8, 8-11
(dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani)
Vangelo
Gv 11, 1-45
(dal Vangelo secondo Giovanni)


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sabato 1 marzo 2008

IV domenica di Quaresima (2 marzo 2008)

Prima Lettura 1 Sam 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a
(dal primo Libro di Samuele)

Seconda Lettura
Ef 5, 8-14
(dalla lettera di San Paolo apostolo agli Efesini)
Vangelo
Gv 9, 1-41
(dal Vangelo secondo Giovanni)


i testi integrali delle letture domenicali sul sito: Maranatha.it

Parola di Vita - Marzo 2008

"Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv 4, 34)

Ecco una meravigliosa parola di Gesù che ogni cristiano può, in certo modo, ripetere per se stesso e che, se praticata, è in grado di condurlo assai lontano nel Santo Viaggio della vita.
Gesù, seduto presso il pozzo di Giacobbe, in Samaria, sta concludendo il suo colloquio con la Samaritana. I discepoli, tornati dalla vicina città, dove sono andati a fare provviste, si meravigliano che il Maestro stia parlando con una donna, ma nessuno gli chiede perché lo faccia e, partita la Samaritana, lo sollecitano a mangiare. Gesù intuisce i loro pensieri e spiega loro ciò che lo muove, rispondendo: "Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". I discepoli non capiscono: pensano al cibo materiale e si domandano l’un l’altro se qualcuno, durante la loro assenza, ne abbia portato al Maestro. Gesù allora dice apertamente:

"Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera".

Di cibo si ha bisogno ogni giorno per mantenersi in vita. Gesù non lo nega. E qui parla proprio di cibo, quindi della sua naturale necessità, ma lo fa per affermare l’esistenza e l’esigenza di un altro cibo, di un cibo più importante, di cui Egli non può fare a meno.
Gesù è disceso dal Cielo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato e compiere la sua opera. Non ha pensieri e progetti suoi ma quelli del Padre suo, le parole che dice e le opere che compie sono quelle del Padre; non fa la propria volontà ma quella di Colui che lo ha mandato. Questa è la vita di Gesù. Attuare ciò sazia la sua fame. Così facendo, si nutre.
La piena adesione alla volontà del Padre caratterizza tutta la sua vita, fino alla morte di croce, dove porterà veramente a termine l’opera che il Padre gli ha affidato.

"Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera".

Gesù considera suo cibo fare la volontà del Padre, perché, attuandola, "assimilandola", "mangiandola", identificandosi con essa, da essa riceve la Vita.
E qual è la volontà del Padre, l’opera sua, che Gesù deve portare a compimento? E’ dare all’uomo la salvezza, dargli la Vita che non muore.
E un germe di questa Vita, Gesù, poco prima, col suo colloquio e col suo amore l’ha comunicato alla Samaritana. Presto, infatti, i discepoli vedranno questa Vita germogliare ed estendersi perché la Samaritana comunicherà la ricchezza scoperta e ricevuta ad altri samaritani: "Venite a vedere un uomo... che sia il Messia?"
E Gesù, parlando alla Samaritana, svela il piano di Dio che è Padre: che tutti gli uomini ricevano il dono della sua vita. E’ questa l’opera che a Gesù urge di compiere, per affidarla poi ai suoi discepoli, alla Chiesa.

"Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera".

Possiamo vivere anche noi questa Parola così tipica di Gesù, sì da riflettere in modo tutto particolare il suo essere, la sua missione, il suo zelo?
Certamente! Occorrerà vivere anche noi il nostro essere figli del Padre per la Vita che Cristo ci ha comunicato, e nutrire così la nostra vita della sua volontà.
Lo possiamo fare adempiendo momento per momento ciò che Lui vuole da noi, compiendolo in modo perfetto, come non avessimo altro da fare. Dio, infatti, non vuole di più.
Cibiamoci allora di ciò che Dio vuole da noi attimo dopo attimo e sperimenteremo che fare in questo modo ci sazia: ci dà pace, gioia, felicità, ci dà un anticipo - non è esagerato dirlo - di beatitudine.
Concorreremo con Gesù così anche noi, giorno per giorno, a compiere l’opera del Padre.
Sarà il modo migliore per vivere la Pasqua.

Chiara Lubich