IL VANGELO DELLA DOMENICA (Mc 1, 21-28)
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava.
Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».
E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnaménto nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
sabato 31 gennaio 2009
domenica 25 gennaio 2009
Medjugorje messaggio del 25 gennaio 2009
"Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera.
Sia la preghiera per voi come un seme che metterete nel mio cuore, che Io consegnerò al mio figlio Gesù per la salvezza delle vostre anime.
Desidero figlioli, che ognuno di voi si innamori della vita eterna che è il vostro futuro e che tutte le cose terrene siamo per voi un aiuto per avvicinarvi a Dio Creatore.
Io sono con voi così a lungo perchè siete sulla strada sbagliata.
Soltanto con il mio aiuto, figlioli, aprirete gli occhi.
Ci sono tanti che vivendo i miei messaggi comprendono che sono sulla strada della santità verso l’eternità.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
Sia la preghiera per voi come un seme che metterete nel mio cuore, che Io consegnerò al mio figlio Gesù per la salvezza delle vostre anime.
Desidero figlioli, che ognuno di voi si innamori della vita eterna che è il vostro futuro e che tutte le cose terrene siamo per voi un aiuto per avvicinarvi a Dio Creatore.
Io sono con voi così a lungo perchè siete sulla strada sbagliata.
Soltanto con il mio aiuto, figlioli, aprirete gli occhi.
Ci sono tanti che vivendo i miei messaggi comprendono che sono sulla strada della santità verso l’eternità.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
sabato 24 gennaio 2009
III Domenica del T.O. - ANNO B - (25 gennaio 2009)
IL VANGELO DELLA DOMENICA (Mc 1, 14-20)
+ Dal Vangelo secondo Marco
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
+ Dal Vangelo secondo Marco
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
sabato 17 gennaio 2009
II Domenica del T.O. - ANNO B - (18 gennaio 2009)
IL VANGELO DELLA DOMENICA (Gv 1, 35-42)
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete».
Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù.
Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete».
Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù.
Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.
sabato 10 gennaio 2009
Battesimo del Signore (11 gennaio 2009)
IL VANGELO DELLA DOMENICA (Mc 1, 7-11)
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
lunedì 5 gennaio 2009
Annunzio della Pasqua - 6 gennaio 2009
Durante la Messa dell'Epifania la Chiesa annuncia ai fedeli il giorno in cui cadrà la Pasqua e tutte le festività che da essa derivano.
Generalmente il Celebrante o un Diacono od anche un cantore dopo l'omelia danno il seguente annuncio:
Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l'anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 12 aprile 2009.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 25 febbraio 2009.
L'Ascensione del Signore, il 24 maggio 2009.
La Pentecoste, l'31 maggio 2009.
La prima domenica di Avvento, il 29 novembre 2009.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei Santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.
A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen.
Generalmente il Celebrante o un Diacono od anche un cantore dopo l'omelia danno il seguente annuncio:
Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l'anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 12 aprile 2009.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 25 febbraio 2009.
L'Ascensione del Signore, il 24 maggio 2009.
La Pentecoste, l'31 maggio 2009.
La prima domenica di Avvento, il 29 novembre 2009.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei Santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.
A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen.
Epifania del Signore - 6 gennaio 2009
IL VANGELO DELLA FESTA (Mt 2,1-12)
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.
Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono.
Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.
Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono.
Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
domenica 4 gennaio 2009
Parola di Vita - Gennaio 2009
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo" (1 Cor 12,20)
Hai mai frequentato una comunità viva di cristiani veramente autentici?
Hai mai assistito a qualche loro assemblea?
Ne hai penetrato la vita?
Se sì, avrai notato che vi sono molte funzioni in coloro che la compongono:
chi ha il dono di parlare e ti comunica realtà spirituali che ti toccano l’anima;
chi ha il dono d’aiutare, di assistere, di provvedere e ti fa meravigliare di fronte ai successi raggiunti a beneficio di quanti soffrono;
chi insegna con tanta sapienza da infonderti una nuovissima forza alla fede che già possiedi,
chi ha l’arte di organizzare, chi di governare;
chi sa capire quelli che avvicina ed è distributore di consolazione ai cuori che ne abbisognano.
Sì, tutto questo puoi sperimentare, ma soprattutto ciò che ti colpisce in una comunità così viva è l’unico spirito che tutti informa e ti sembra di sentir aleggiare e fa di quella originale società un unum, un solo corpo.
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo".
Anche Paolo, e lui in modo particolare, si è trovato di fronte a comunità cristiane vivissime, suscitate proprio dalla sua straordinaria parola.
Una di queste era quella, giovane, di Corinto, nella quale lo Spirito Santo non era stato parco nel diffondere i suoi doni o carismi, come si chiamano. Anzi, in quel tempo se ne manifestavano di straordinari, per la speciale vocazione che aveva la Chiesa nascente.
Senonché, questa comunità, fatta l’esperienza esaltante dei vari doni elargiti dallo Spirito Santo, aveva conosciuto anche rivalità o disordini, proprio fra coloro che ne erano stati beneficiati.
Fu necessario allora rivolgersi a Paolo, che era ad Efeso, per avere dei chiarimenti.
Paolo non esita e risponde in una delle sue straordinarie lettere, spiegando come vadano usate queste grazie particolari.
Egli spiega che esiste diversità di carismi, diversità di ministeri, come quello degli apostoli o dei profeti o dei maestri, ma che uno solo è il Signore da cui provengono.
Dice che nella comunità esistono operatori di miracoli, di guarigioni, persone portate in modo eccezionale all’assistenza, altre al governo, come esiste chi sa parlar lingue, chi le sa interpretare, ma aggiunge che uno solo è Dio da cui hanno origine.
E allora, siccome i vari doni sono espressioni dello stesso Spirito Santo, che li infonde liberamente, non possono non essere in armonia fra di loro, non possono non essere complementari.
Essi non servono al godimento personale, non possono essere motivo di vanto, o di affermazione di sé, ma sono dati per una finalità comune: costruire la comunità; la loro finalità è il servizio.
Non possono quindi generare rivalità o confusione.
Paolo, pur pensando a doni particolari che riguardavano proprio la vita della comunità, è dell’avviso che ogni membro di essa ha la sua capacità, il suo talento da far trafficare per il bene di tutti, e ognuno deve essere contento del proprio.
Egli presenta la comunità come un corpo e si domanda:
"Se il corpo fosse tutto occhio dove sarebbe l’udito? E se fosse tutto udito dove l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo come Egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?".
Invece:
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo".
Se ognuno è diverso, ognuno può essere dono per gli altri, e con ciò essere se stesso e realizzare il proprio disegno di Dio nei confronti degli altri.
E Paolo vede nella comunità, in cui i diversi doni funzionano, una realtà cui dà uno splendido nome: Cristo.
Il fatto è che quell’originale corpo che compongono i membri della comunità è veramente il Corpo di Cristo.
Cristo infatti continua a vivere nella sua Chiesa e la Chiesa è il suo corpo.
Nel battesimo, infatti, lo Spirito Santo incorpora in Cristo il credente, che viene inserito nella comunità. E lì tutti sono Cristo, ogni divisione è cancellata, ogni discriminazione è superata.
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo".
Se il corpo è uno, i membri della comunità cristiana attuano bene il loro nuovo modo di vivere se realizzano fra loro l’unità, quell’unità che suppone la diversità, il pluralismo. La comunità non assomiglia ad un blocco di materia inerte ma ad un organismo vivente con diverse membra.
Il provocare le divisioni è, per i cristiani, fare il contrario di quanto devono.
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo".
Come allora vivrai questa nuova Parola che la Scrittura ti propone?
Occorre che tu abbia un grande rispetto per le varie funzioni, per i doni e i talenti della comunità cristiana.
Bisognerà che tu dilati il cuore su tutta la varia ricchezza della Chiesa e non solo della piccola Chiesa che frequenti e ti è nota, come la comunità parrocchiale o l’associazione cristiana cui tu sei legato, oppure il Movimento ecclesiale di cui sei membro, ma della Chiesa universale, nelle sue molteplici forme ed espressioni.
Tutto devi sentir tuo, perché sei parte di questo unico corpo.
E allora, come tieni in considerazione e proteggi ogni membro del tuo corpo fisico, così devi fare per ogni membro del corpo spirituale. (…)
Per tutti devi avere stima, far la tua parte perché possano rendersi utili alla Chiesa nel migliore dei modi. (…)
Non disprezzare intanto ciò che Dio ti domanda là dove sei, per quanto il lavoro quotidiano ti possa sembrare monotono e senza grandi significati: apparteniamo tutti ad un medesimo corpo e, come membro, ognuno partecipa all’attività dell’intero corpo, rimanendo al posto che Dio ha scelto per lui.
L’essenziale poi è che tu possegga quel carisma che, come annunzia Paolo, supera tutti gli altri ed è l’amore:
l’amore per ciascun uomo che incontri, l’amore per tutti gli uomini della terra.
E’ con l’amore, con l’amore reciproco, che le molte membra possono essere un sol corpo.
Chiara Lubich
Hai mai frequentato una comunità viva di cristiani veramente autentici?
Hai mai assistito a qualche loro assemblea?
Ne hai penetrato la vita?
Se sì, avrai notato che vi sono molte funzioni in coloro che la compongono:
chi ha il dono di parlare e ti comunica realtà spirituali che ti toccano l’anima;
chi ha il dono d’aiutare, di assistere, di provvedere e ti fa meravigliare di fronte ai successi raggiunti a beneficio di quanti soffrono;
chi insegna con tanta sapienza da infonderti una nuovissima forza alla fede che già possiedi,
chi ha l’arte di organizzare, chi di governare;
chi sa capire quelli che avvicina ed è distributore di consolazione ai cuori che ne abbisognano.
Sì, tutto questo puoi sperimentare, ma soprattutto ciò che ti colpisce in una comunità così viva è l’unico spirito che tutti informa e ti sembra di sentir aleggiare e fa di quella originale società un unum, un solo corpo.
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo".
Anche Paolo, e lui in modo particolare, si è trovato di fronte a comunità cristiane vivissime, suscitate proprio dalla sua straordinaria parola.
Una di queste era quella, giovane, di Corinto, nella quale lo Spirito Santo non era stato parco nel diffondere i suoi doni o carismi, come si chiamano. Anzi, in quel tempo se ne manifestavano di straordinari, per la speciale vocazione che aveva la Chiesa nascente.
Senonché, questa comunità, fatta l’esperienza esaltante dei vari doni elargiti dallo Spirito Santo, aveva conosciuto anche rivalità o disordini, proprio fra coloro che ne erano stati beneficiati.
Fu necessario allora rivolgersi a Paolo, che era ad Efeso, per avere dei chiarimenti.
Paolo non esita e risponde in una delle sue straordinarie lettere, spiegando come vadano usate queste grazie particolari.
Egli spiega che esiste diversità di carismi, diversità di ministeri, come quello degli apostoli o dei profeti o dei maestri, ma che uno solo è il Signore da cui provengono.
Dice che nella comunità esistono operatori di miracoli, di guarigioni, persone portate in modo eccezionale all’assistenza, altre al governo, come esiste chi sa parlar lingue, chi le sa interpretare, ma aggiunge che uno solo è Dio da cui hanno origine.
E allora, siccome i vari doni sono espressioni dello stesso Spirito Santo, che li infonde liberamente, non possono non essere in armonia fra di loro, non possono non essere complementari.
Essi non servono al godimento personale, non possono essere motivo di vanto, o di affermazione di sé, ma sono dati per una finalità comune: costruire la comunità; la loro finalità è il servizio.
Non possono quindi generare rivalità o confusione.
Paolo, pur pensando a doni particolari che riguardavano proprio la vita della comunità, è dell’avviso che ogni membro di essa ha la sua capacità, il suo talento da far trafficare per il bene di tutti, e ognuno deve essere contento del proprio.
Egli presenta la comunità come un corpo e si domanda:
"Se il corpo fosse tutto occhio dove sarebbe l’udito? E se fosse tutto udito dove l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo come Egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?".
Invece:
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo".
Se ognuno è diverso, ognuno può essere dono per gli altri, e con ciò essere se stesso e realizzare il proprio disegno di Dio nei confronti degli altri.
E Paolo vede nella comunità, in cui i diversi doni funzionano, una realtà cui dà uno splendido nome: Cristo.
Il fatto è che quell’originale corpo che compongono i membri della comunità è veramente il Corpo di Cristo.
Cristo infatti continua a vivere nella sua Chiesa e la Chiesa è il suo corpo.
Nel battesimo, infatti, lo Spirito Santo incorpora in Cristo il credente, che viene inserito nella comunità. E lì tutti sono Cristo, ogni divisione è cancellata, ogni discriminazione è superata.
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo".
Se il corpo è uno, i membri della comunità cristiana attuano bene il loro nuovo modo di vivere se realizzano fra loro l’unità, quell’unità che suppone la diversità, il pluralismo. La comunità non assomiglia ad un blocco di materia inerte ma ad un organismo vivente con diverse membra.
Il provocare le divisioni è, per i cristiani, fare il contrario di quanto devono.
"Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo".
Come allora vivrai questa nuova Parola che la Scrittura ti propone?
Occorre che tu abbia un grande rispetto per le varie funzioni, per i doni e i talenti della comunità cristiana.
Bisognerà che tu dilati il cuore su tutta la varia ricchezza della Chiesa e non solo della piccola Chiesa che frequenti e ti è nota, come la comunità parrocchiale o l’associazione cristiana cui tu sei legato, oppure il Movimento ecclesiale di cui sei membro, ma della Chiesa universale, nelle sue molteplici forme ed espressioni.
Tutto devi sentir tuo, perché sei parte di questo unico corpo.
E allora, come tieni in considerazione e proteggi ogni membro del tuo corpo fisico, così devi fare per ogni membro del corpo spirituale. (…)
Per tutti devi avere stima, far la tua parte perché possano rendersi utili alla Chiesa nel migliore dei modi. (…)
Non disprezzare intanto ciò che Dio ti domanda là dove sei, per quanto il lavoro quotidiano ti possa sembrare monotono e senza grandi significati: apparteniamo tutti ad un medesimo corpo e, come membro, ognuno partecipa all’attività dell’intero corpo, rimanendo al posto che Dio ha scelto per lui.
L’essenziale poi è che tu possegga quel carisma che, come annunzia Paolo, supera tutti gli altri ed è l’amore:
l’amore per ciascun uomo che incontri, l’amore per tutti gli uomini della terra.
E’ con l’amore, con l’amore reciproco, che le molte membra possono essere un sol corpo.
Chiara Lubich
II Domenica dopo Natale (04 gennaio 2009)
IL VANGELO DELLA DOMENICA (Gv 1, 1-18)
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Iscriviti a:
Post (Atom)